22/10/2024

Ucciso mentre raccoglie castagne: “È una sconfitta, siamo sgomenti . Vanno riviste le regole della caccia”

By Agriambiente - Ferrara

Andare a caccia nella fitta nebbia è vietato dal buon senso, ma non dalla legge. Così, nella foschia delle 9 del mattino, si può scambiare la sagoma di un cercatore di castagne per un cinghiale oppure sparare ad una bestia senza notare la presenza di persone nelle vicinanze. Così mercoledì è morto Marco Gentili, 68 anni. Un uomo che dell’altruismo aveva fatto la sua professione. Il vuoto interiore di chi lo amava si specchia nel vuoto normativo. Lo spiega il comandante della Polizia provinciale, Lorenzo Ferrari: “Di fronte a una tragedia come quella di Leguigno, siamo tutti sgomenti: per noi è una sconfitta. Ci siamo subito interrogati sul problema: c’è una lacuna grave nella normativa, non prevede che possiamo interdire la caccia in condizioni di scarsa visibilità. Bisogna aprire una riflessione, specialmente il legislatore. Se si vietasse, ad esempio, con una visibilità inferiore ai 200-300 metri e con simili fattori avversi, potremmo rilevare violazioni e sanzionare. Ma oggi si lascia al buon senso dei cacciatori, che peraltro sono la stragrande maggioranza delle vittime degli incidenti. Esiste il divieto di caccia in notturna, con qualche eccezione: gli operatori che si occupano dei piani di controllo dei cinghiali. E da un mese, durante la caccia di selezione, si può operare fino alle ore 24”. Le leggi venatorie sono sempre più restrittive, spiega il comandante, e con il calo dei cacciatori (a Reggio sono meno di 3mila) è boom della popolazione dei selvatici, in particolare i cinghiali. Gli uomini della Polizia provinciale sono stati, insieme ai carabinieri di Casina, i primi ad arrivare sul luogo della tragedia e con loro sono stati delegati degli accertamenti di polizia giudiziaria dalla pm Denise Panoutsopoulos. Hanno sequestrato i fucili (una quarantina, a canna rigata), raccolto documenti al Casino Pietranera e svolto i rilievi, che sono proseguiti anche ieri. Mercoledì nel bosco della Garbaia erano in corso due battute: una ‘girata’ con una decina di persone e una ‘braccata’ con una trentina di uomini. Si muovevano al limitare dell’Azienda Faunistico-Venatoria Leguigno, che ha sede sulla strada principale nel Casino, dove viene eseguita anche la macellazione. I rilievi dovranno accertare le posizioni precise della persona che ha sparato e della vittima, che sarebbe stata a monte dell’altro. Solo così si chiariranno i profili di responsabilità. Gentili potrebbe essere stato fuori dalla portata visiva dei cacciatori. Date le condizioni rilevate sul posto nell’immediatezza, la distanza tra i due è compatibile anche con un proiettile vagante. La grande riserva privata Leguigno è nell’Atc3, istituto di diritto pubblico con un vasto territorio che va dalla via Emilia alla mezza montagna. La concessione all’Afv è stata data nel 2022, su sollecitazione di cacciatori che raccolsero firme. Le doppiette di Casina si opposero, perché l’area era proposta come Zona di Ripopolamento e Cattura. Ma alla fine la riserva venne istituita. “L’attività di caccia al cinghiale – spiega il comandante – è consentita in forma collettiva solo a chi ha la licenza, dopo un corso (in cui si parla soprattutto di sicurezza e regole) e dopo aver conseguito un’apposita abilitazione. Vi sono poi norme stringenti per la sicurezza, come esporre cartelli prima di iniziare l’attività. L’articolo 842 del codice penale consente di accedere liberamente a fondi privati ma presso le abitazioni si deve comunque chiedere il permesso e tenere le armi scariche, chiuse”. D’altronde le munizioni hanno un calibro enorme (tra i più diffusi il 30.06, sia con piombo che senza) e le armi hanno una potenza micidiale: devono avere precisione balistica nell’uso veloce, perché di solito non c’è tempo di appoggiarsi a un sostegno. Di solito si spara a poche decine di metri dall’animale, ma virtualmente un proiettile può ’volare’ fino a 2 chilometri.

Fonte: Il Resto del Carlino